I PROMOTORI DELLA MARATONA ORATORIA PONGONO INTERROGATIVI PUNTUALI

 


1) Il disegno di legge costituzionale del Governo sul premierato prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio senza richiedere per essa la maggioranza assoluta e l’eventuale ballottaggio, consentendo al momento anche l’inaccettabile elezione di un Presidente di minoranza.

2) Il testo rinvia alla legge ordinaria la definizione del sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio ma, anziché limitarsi a principi di carattere generale, costituzionalizza elementi tipici di un particolare sistema elettorale, cioè quello che assegna “un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività”, come recita l’emendamento presentato dallo stesso Governo. Pertanto, qualora si dovesse cambiare in futuro questo particolare tipo di legge elettorale, sarebbe necessario modificare preventivamente il testo della Costituzione.

3) Proprio perché il Governo per primo ha stabilito un legame stringente tra forma di governo e sistema elettorale per le Camere, è allora necessario che renda subito noti almeno gli elementi essenziali del sistema elettorale al fine di sottoporli ad una valutazione complessiva. Governo e maggioranza devono chiarire se si vincono le elezioni con la maggioranza assoluta oppure se è sufficiente quella relativa; se si prevede una soglia minima e lo svolgimento del ballottaggio, nel caso in cui nessuno la superi. Così pure deve precisare quante sono le schede di votazione e quanti voti esprime l’elettore; se il voto disgiunto è consentito oppure escluso; se l’esistenza di un premio comporta l’adozione solo di un sistema a base proporzionale, con o senza voto di preferenza, oppure anche di sistemi con collegi uninominali maggioritari. 

4) L’esigenza di conoscere gli elementi di fondo del sistema elettorale è necessaria anche dal punto di vista strettamente tecnico, in considerazione di una serie di questioni imprescindibili. Governo e maggioranza devono chiarire:

a) cosa accade, data la permanenza del bicameralismo paritario, nel caso di esito elettorale diverso nelle due Camere, considerate – oltre alle differenti candidature – le diverse modalità del riparto dei seggi, su base nazionale alla Camera e regionale al Senato (riparto che precede l’eventuale assegnazione del premio); anche se l’evento può essere ritenuto improbabile, è un’eventualità da disciplinare; e se sono previste 3 schede o 3 voti che rendono autonoma la scelta del Presidente del Consiglio, cosa accade se i 3 risultati non sono conformi;

b) come pensa di risolvere il problema ancora più rilevante dei quasi circa 5 milioni di elettori all’estero che eleggono solo 8 deputati e 4 senatori, ma che per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio conterebbero per tutti i loro voti e potrebbero pertanto determinare la vittoria di un candidato il cui schieramento è invece secondo per numero di seggi; sarebbe infatti paradossale dover scegliere se attribuire il premio o allo schieramento che ha preso meno seggi oppure a quello il cui candidato Presidente ha preso meno voti; considerato che nessuno può assicurare che questa eventualità non si verifichi, va individuata una soluzione;

c) come si intende affrontare, anche a livello costituzionale, l’eventualità di una nuova frammentazione del sistema politico in tre e più poli (come nel 2013) che potrebbe rendere impossibile assegnare un premio “che garantisca una maggioranza assoluta dei seggi in ciascuna delle Camere”, come afferma l’emendamento del Governo; infatti, le sentenze della Corte costituzionale non ammettono un premio eccessivo per i sistemi a base proporzionale e pertanto, a fronte di tre poli attorno al 30% ciascuno, sarebbe forse precluso anche attraverso il  ballottaggio assegnare un premio che in sostanza raddoppi il numero dei seggi (salvo prevedere, per esempio, la possibilità di apparentamenti ulteriori tra i due turni).

Rinviando il momento della definizione del sistema elettorale, Governo e maggioranza rischiano di scoprire in ritardo, solo dopo il varo della riforma costituzionale, che quanto in essa previsto non funziona addirittura sul piano tecnico. Li invitiamo pertanto a rimediare.

Fondazione Magna Carta – Libertà Eguale – IoCambio – Riformismo & Libertà

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